Robert Antonioli

Robert Antonioli

8 MIN

L' occhio, la mente e le gambe.
Serve tutto questo per lanciarsi giù da una montagna come facciamo noi. Noi non corriamo su piste battute, non ci infiliamo tra i paletti tutti allo stesso modo, uno
alla volta e non abbiamo la pista libera tutta per noi.


robert antonioli sci alpinismo

Noi non si combatte con il cronometro, noi corriamo sull’uomo, fisicamente intendo.

Noi la montagna la risaliamo sugli sci o al massimo con gli sci in spalla, uno fianco all’altro. Fino a 2000 metri di dislivello positivo in mezzo a montagne tutte
ricoperte di neve, immersi nella natura, ognuno perso nel proprio silenzio. A farmi compagnia il nostro fiato corto, sento il cuore scoppiettante e la fatica nelle gambe, sicuro che dopo lo stress della salita ci sarà una discesa fantastica, magari con neve vergine e polverosa.

La nostra è una discesa cieca, una discesa davvero libera, dove creare le proprie linee, analizzando in una frazione di secondo il tempo, il vento, l’angolo con cui batte il sole. Cerchiamo di accarezzare la neve, provando a capire se è dura, fresca o morbida; magari è soltanto capricciosa.


robert antonioli sci alpinismo

Nessuno al mondo quest’anno è riuscito ad avere un feeling migliore con la neve.

Quest’anno la neve è stata la mia amante, più che di chiunque altro.

Alzare la Coppa del Mondo di alpinismo è stata un’emozione unica, il risultato di anni spesi sugli sci e ore di allenamenti, ma anche la naturale conseguenza della totale unione tra la mia anima e la montagna.


Sui pendii delle nostre alpi, e su quelli di ogni montagna del mondo, in estate o in inverno, a me non servono i rifugi, è la natura è il mio riparo.

Mi offre sempre un abbraccio, ombra in estate e protezione quando nevica.

La montagna è molto più del mio luogo di lavoro e mi da molto di più dell’adrenalina che mi scorre nelle vene durante la discesa a spron battuto.

Niente nel mio cuore potrà mai pareggiare la gioia del lento scorrere delle ore passate puntando alla vetta passo dopo passo con quegli scarponi pesanti. La fatica è una gioia difficile da descrivere, purifica, mi collega al mio Io più profondo.

La fatica nobilita il lavoro, lo scolpisce nel marmo.

robert antonioli sci alpinismo

E giunto in cima tutto si trasforma e la felicità della fatica lascia posto a quella di buttarsi giù da quella stessa vetta per un fuori pista da fermare il cuore.

Durante le gare ci si insegue uno con l’altro e a volte ci si dimentica di guardarsi attorno, di farsi coccolare dalla vastità delle nostre montagne e dalla loro bellezza.

Valfurva, casa mia, è una terra di sciatori di lavoratori. Fa freddo e si è sempre coltivato con fatica. Ogni famiglia ha il proprio rapporto con la montagna, il proprio modo di viverla, mio papà era istruttore di sci di fondo e sono sempre stato spronato a seguire il suo esempio.

Da bambino non ero riuscito ad appassionarmi poi così tanto, anzi.

Ero pigro, preferivo stare a casa sul divano a guardare la tv. Al massimo ogni tanto per non fare fatica mi davo alla discesa, ed ero anche bravo. Ma pagare le attrezzature per coprire una stagione intero ad alto livello a volte poteva diventare complicato e così alcuni amici mi hanno spinto a provare l’alpinismo.

E grazie al cielo che l’hanno fatto.

robert antonioli sci alpinismo

Qui posso curare ogni dettaglio dei miei sci, perché a loro, agli scarponi e alle pelli di foca affido la mia vita quando mi lancio in un fuori pista a caccia dello sciatore che mi precede, senza barriere protettive, senza traiettore conosciute.

Siamo solo io, i miei attrezzi e la mia esperienza.

E’ l’esperienza che decide se sei un campione o no in questo sport.

Il tuo occhio capisce la montagna? E i venti? E il sole?

Ci devi parlare con la montagna, ma non è mica detta che si parli la stessa lingua.

Le gare sono molto lunghe e non esitono giri di prova, a volte puoi fare una breve ricognizione il giorno prima ma nel momento della gara può essere solo e soltanto “buona la prima”.

robert antonioli sci alpinismo

La notte in montagna può essere amica o canaglia, la neve può passare da polverosa a dura come un sasso e la traiettoria che ieri era veloce e sicura oggi può farti volare chissà dove.

Io temo il caldo, soprattutto il vento caldo.

Quando sento la brezza gelida soffiare tra le montagne e vedo un gruppo rumoroso di tifosi in fondo, giù all’arrivo, mi gaso e il pupazzo di neve che controlla le operazioni nel mio cervello mi spinge ad andare oltre i miei limiti, sperando che la Montagna non tradisca.

Due anni fa in una gara di Coppa del Mondo individuale ad Andorra fecero correre i giovani prima della categoria senior. Il loro passaggio aveva compattato la neve e la linea che avevo immaginato per il percorso aveva completamente cambiato la sua risposta sotto lo sci.

A oltre 100 km all’ora ho preso una decompressione e spaccato lo scarpone, proprio mentre inseguivo il leader della corsa. Ho affrontato altre due risalite e due discese, lanciato come un’aquila con uno scarpone rotto e il tallone libero.

E se voi avete mai sciato adesso di sicuro sapete che sono un matto, ma in senso buono.

Sono il Campione del Mondo più pazzo del Mondo intero.

Ribaltate il vostro mondo, staccatevi dal divano e scalate.

Arrampicatevi, correte o anche solo camminate sul pendio di una valle.

Risalitelo.

Mangiate in un rifugio.

Andate a godervi la vista da un pizzo bello alto.

E se riuscite e avete tempo gustatevi anche un’alba o un tramonto lassù nel silenzio.

E a quell’ora che gli animali ricominciano a farsi vedere.

 

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E, già che ci siete, approfittatene per seguire l’alpinismo, vedere una tappa del nostro sport, tra i più spettacolari in assoluto.

Posso assicurarvi che come minimo arriverete in cima stanchi morti e con una gran fame, per fortuna che la polenta migliore la servono nei rifugi.

Parola di Campione del Mondo.

Robert Antonioli / Contributor

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Robert Antonioli - Campione del mondo in carica di Sci alpinismo
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L' occhio, la mente e le gambe. Serve tutto questo per lanciarsi giù da una montagna come facciamo noi. Noi non corriamo su piste battute, non ci infiliamo tra i paletti tutti allo stesso modo, uno alla volta e non abbiamo la pista libera tutta per noi.
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