Inizia la stagione nuova, e questa sarà una di quelle belle piene di grandi cambiamenti.
Si parte in quel di Varese, contro una squadra molto rinnovata rispetto all’anno scorso e con una nuova anima italiana e giovane, un po’ come la nostra.
Quest’anno parto con lo scudetto cucito sul petto, anche se non facevo parte di questo gruppo quando quel gagliardetto è stato guadagnato.
Nuova stagione e, per me in particolare, nuovi stimoli, quelli propri di chi cambia squadra.
Il periodo a Reggio Emilia è stato molto importante nella mia carriera, ma è un dato di fatto che ormai, negli ultimi 15 anni anche i progetti che hanno successo sul campo non possono durare più di 2/3 anni.
Con il mercato sempre aperto è difficile, se non impossibile, andare oltre.
Venezia dunque, un matrimonio consumato poco prima di quello che poi ho celebrato ad Agosto con la donna della mia vita, ma questa è un’altra storia.
Erano diversi anni che flirtavo con la Reyer e quest’estate, dopo aver deciso di chiudere con la Grissin Bon mi è sembrata la soluzione più adatta.
Diciamo poi che posso quasi considerarmi un giocatore di casa in laguna, visto che sono di Padova, e che potrò condividere questa avventura con persone che hanno significato molto nel mio percorso professionale.
Uno dei miei allenatori più cari, Alberto Buffo, che mi ha guidato nelle giovanili dell’under 16 è qui al mio fianco a fare da terzo allenatore, con la stessa voglia identica di 10 anni fa.
Dal punto di vista tecnico abbiamo costruito una squadra che sarà molto competitiva e che deve ambire a mantenersi nell’èlite del basket italiano.
Il basket proposto da coach De Raffaele è un gioco molto dinamico e veloce, capace di assorbire anche alcuni tiri veloci, pur di mettere in ritmo i giocatori più talentuosi.
Avere Bramos, Peric e Tonut significa schierare sempre in campo un ordigno pronto a far saltare il banco in ogni istante, se si trova la combinazione giusta.
Marquez Haynes non ha bisogno di presentazione ovviamente e conosce già molto bene il campionato italiano e ha dimostrato di essere in grado di calarsi nelle realtà complicate delle squadre di vertice.
Giocare nei top team è ovviamente il sogno di tutti ed il normale sviluppo di una carriera impostata alla continua crescita.
Ma non è una cosa semplice, soprattutto nel ruolo di playmaker.
Tatticismo e tecnicismo vengono portati all’esasperazione nel continuo tentativo di imporre il proprio gioco, di adeguarsi alle situazioni proposte dagli avversari o di adattare i quintetti alle diverse esigenze.
Tutte le squadre di vertice in Italia ed in Europa propongono questo platoon system, che comprende tanti uomini in rotazione ed un’infinità di opzioni nell’arco dell’allenatore.
Mantenere alto il livello di attenzione, la lucidità e la fiducia nei propri mezzi in un sistema che non ti offre certezze non è per nulla scontato.
Ovviamente non mi riferisco a certezze di squadra, a regole e obiettivi condivisi; ma a certezze individuali.
Si può essere chiamati in causa per 30 minuti in una partita e meno della metà in quella dopo a seconda delle situazioni.
Per sostenere questo processo serve obbligatoriamente una squadra con un solido gruppo di italiani, pienamente coscienti di tutti gli aspetti ambientali che condizionano la squadra dentro e fuori dal campo.
E alla Reyer questo è ben impresso nella mente di tutti.
Il primo giorno di ritiro è stato proprio il presidente Casarin a parlarci del concetto di squadra che si aspettano di costruire qui, in spogliatoio e fuori.
E possiamo dire che avere sotto gli occhi il risultato storico della stagione scorsa rende bene l’idea di quanto questo approccio abbia prodotto qui nel corso degli anni.
Ress, Tonut, Cerella, Biligha ed io avremo il compito di rendere il sistema sempre funzionale alle esigenze dello staff, ed avere stranieri con lunghi anni in serie A alle spalle aiuterà parecchio.
Di certo la qualità degli allenatori che ho avuto mi ha permesso di imparare ad esprimermi in questo tipo di squadra fin da giovane imparando a gestire il mio istinto.
Tra i miei insegnanti di basket: Repesa, Djordjevic, Corbani, Vitucci, oltre ovviamente a mio padre.
Il campionato di quest’anno lo prevedo più livellato verso l’alto, soprattutto per quello che riguarda la parte sinistra della classifica, come si direbbe nel calcio.
Escludendo Milano, che come al solito parte coi favori del pronostico, ma che andrà valutata sul medio periodo visto il chiacchierato cambio in panchina, ci sono alcune squadre che sono davvero curioso di vedere.
Al netto della solita aristocrazia che ci darà filo da torcere: Avellino e Sassari su tutte, mi incuriosiscono moltissimo i progetti di Virtus Bologna e Fiat Torino.
Sulla carta hanno creato gruppi potenzialmente molto ambiziosi e dal talento importante e non vedo l’ora di veder sul campo se riusciranno a creare una chimica altrettanto eccellente.
Nota a parte poi merita Cremona secondo me.
Di certo non parte con aspettative enormi ma il basket di Meo (Sacchetti) è uno spettacolo per gli occhi anche degli avversari e in un contesto propositivo come Cremona potrebbe scrivere un’altra favola sportiva.
Mettiamoci pure il ritorno dei Diener ed ecco che la Vanoli potrebbe diventare una bella attrazione, per cui occhio!
Mi aspetto una stagione ricca di sorprese e di vedere qualche rookie che sicuramente potrebbe finire con il far saltare il banco, soprattutto nelle zone meno nobili della classifica.
Noi partiamo con il peso e la responsabilità di proseguire il discorso tanto straordinariamente concluso nella stagione scorsa.
Portando avanti la mentalità Reyer prima di tutto.
Sarà un campionato lungo ed appassionante quello che comincia domani e chi vuole vincerlo dovrà venire a prenderselo in laguna.