È il 20 Ottobre.
È nu "juorno buono", come cantava Rocco Hunt. Buono per liberare la mente. Dicono che parlare e tirar fuori ciò che hai dentro ti aiuta a vivere leggero, io non lo faccio mai. Proviamoci scrivendo. Ho dato l'ultima scrollata a Instagram, l'unico mio profilo social attivo.

Solite stronzate. Donne, tette e culi ovunque, Trump, il razzismo l'odio e il terrorismo. La Nba, la nuova generazione hip-hop che fatico ad apprezzare, e un po' di pesca sportiva, questo è ciò che offre la mia "search page".

Gentilmente la hostess della Lufthansa mi chiede di spegnere the electronic device. Annuisco.

Lo nascondo al volo e dopo che se ne va faccio un rapido Facetime con Elisa, la mia futura moglie, e Victoria, la nostra piccola gioia di 1 anno e 20 giorni. Insieme a mia mamma Katia e mia sorella Barbara  loro sono le donne della mia vita.

Mi hanno sempre sorretto, sopportato ed aiutato a rialzarmi nei miei momenti bui! Oltre all' amore unico e speciale che condividiamo loro sono come angeli custodi per me.

E con me non è mai facile. Tendo ad essere ribelle. Pericolosamente.

Parliamo un po di basket. Il Brose Bamberg è la mia nuova squadra. Sono con loro da poche settimane dopo l'Europeo giocato con la Nazionale. Bamberg è una piccola cittadina Tedesca ai vertici della Bundesliga e che ben figura nella massima coppa Europea. In Patria e' Campione in carica da 3 anni ed ha portato in bacheca 7 degli ultimi 10 trofei assegnati in Germania.

Decolliamo da Atene dopo aver preso una scoppola in Eurolega dai neo-campioni di Grecia, il Panathinaikos, "i Verdi" come li chiamo io.

Neo campioni perchè nel 2016 i campioni di Grecia erano i rivali, "i Rossi", cioè l'Olympiacos Pireo, ed io facevo parte di quella squadra.

Ero uno di loro. Sono uno di loro.

La passione e l'affetto che ho ricevuto in 2 anni ad Atene dai tifosi e dalla società dell'Oly è qualcosa di speciale, di unico. Mi hanno accolto come un figlio, ed insieme abbiamo trionfato storicamente, proteggendo casa ed espugnando il campo dei Verdi ben due volte durante la Finale 2016, al meglio delle 5 partite. Campioni Ellenici. Tanta roba.

Per chi non lo sapesse, il derby di Atene, Panathinaikos-Olympiacos, è conosciuto in tutta Europa come "la madre di tutte le battaglie". Immaginatevelo il resto, perchè c'è troppo da raccontare sul tifo, la cultura e come è vissuto il basket lì.

Purtroppo, durante la stagione successiva, la mia seconda con i Reds, ho subito un grave infortunio il 9 Dicembre 2016. Si parlava di 7-8 mesi di stop, ma anche di carriera a rischio.

Ma erano solo parole. Sapevo che sarei tornato come prima, anzi spero meglio di prima. Fu la mia ultima gara con loro. A giugno 2017, in scadenza, non mi rinnovarono il contratto. Eravamo ai saluti, in lacrime.

Dopo 7 mesi di riabilitazione per rimettermi in piedi, conditi da mille difficoltà fuori dal campo, l'addio alla Grecia fu l'apice di un periodo nero per me. Al limite del surreale. L'unica gioia me la dava Victoria, che cresceva e regalava sorrisi giorno dopo giorno. Ma essere padre non è stato semplice in quel periodo. Ero depresso, non potevo più giocare a pallacanestro. Ero morto dentro.

L' album di Rick Ross "Deeper than Rap" mi rimbomba nelle orecchie. Il signore seduto al mio fianco mi ha appena fatto toc toc sulla spalla.  Le hostess stanno distribuendo il cibo, ed io ero intensamente dentro il cellulare, concentrato nello scrivere cio' che state leggendo.

Passo sul cibo e mi rituffo dentro i miei flash mentali. Mi fermo. Sguardo al finestrino. Il cielo, l'orizzonte e l'infinito, ma quanto cazzo sono fortunato??

Ho un momento di gratitudine verso ciò che mi e' stato dato in dono. Ho una grande famiglia, tanti buoni amici, ora sono in salute, e da nove anni gioco a livello professionistico, sudando tanto, sì, ma facendo ciò che più' amo fare.

Dovrei baciare dove cammino.

Invece in passato sono stato stronzo, menefreghista, ingenuo, egoista ed irrequieto. Ma questo fa parte della mia storia.

Del mio passato.

Del mio DNA.

Il mio ieri è alle spalle.

Oggi è "nu juorno buono". Non è mai troppo tardi per migliorarsi. C'è sempre una nuova pagina da voltare. Un nuovo capitolo da scoprire.

E non è mai troppo tardi per farsi un bel bagno d'umiltà.

Cambio playlist, leggera turbolenza.

Il capitano chiede ai passeggeri di allacciare le cinture di sicurezza. Lo dice in tedesco, poi in inglese. Itunes mi porta sul primo album di Ghemon.

Adesso sono qui, ma quando imparerò? Sono tornato da lei con lo scudo e la spada, ma mi sento fuoriluogo ovunque. Mi sento un mostro. Ok smetto di parlare, tanto è tutto sbagliato, ma nel profondo so che nessuno vale quanto me. Ogni benedetto giorno un crimine, i pomeriggi svogliati, il veleno e l'ultima linea....no non sono pazzo.

Mettendo insieme i titoli di tutte le canzoni dell'album viene fuori questa specie di preghiera.

Mi riconosco in questo. Mi riconosco nelle sue parole.

Dopo una lunga dormita riprendo in mano il telefono. Torno a guardare fuori dal finestrino. Frasi, pensieri, idee, la musica che scorre nelle vene mentre si viaggia. Trasferte, bagagli, allenamenti, hotel, check-in, voli e partite.

Tante partite.

Da ottobre a giugno!

Non stop! Ne abbiamo giocate solo 6. Ce ne saranno altre 65 almeno da giocare. E neanche una sarà semplice da portare a casa.

Ma oggi è nu juorno buono.

Oggi mi sento una persona migliore. Ho dato libertà a qualche mio pensiero. Grazie...ne avevo proprio bisogno.

Bliiing...allacciate le cinture, si atterra.