Elena Pietrini

8 MIN

Qualsiasi sport, ma non la pallavolo.

La pallavolo, no.

Quella proprio no.

Non l’avrei mai detto, non l’avrei mai creduto possibile.

Forse non l’avrei mai neppure voluto.

E invece è successo, ed è successo per amore, mica per altro!

 

Elena Pietrini

© FIVB

Io sono fatta proprio a modo mio, non c’è una ricetta per comprendermi fino in fondo. A volte mi ci vuole tantissimo tempo per imparare ad apprezzare qualcosa.

Altre volte, invece, quando vedo qualcosa, o magari qualcuno, mi si fanno gli occhi a cuoricino, e non c’è modo di fermarmi.

Chi mi capisce, è bravo.

E se potesse, per favore, che poi lo raccontasse anche a me.

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Sono partita dalla ginnastica artistica, perché...beh perché non c’è niente più bello della ginnastica artistica! Ricordo la prima volta che ho messo piede dentro la palestra, e ricordo come mi sono persa nell’osservare gli altri ragazzi fare quelle evoluzioni incredibili.

Salti, ruote, capriole.

E avevano la mia età.

La mia età!

Mi sembravano cose magnifiche, elegantissime, e me ne sono innamorata subito.

Volevo farle anche io.

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© FIPAV

Io che però non ero tanto bassa e aggraziata.

Io che ero alta e forte.

Io che la pallavolo, davvero, giuro, non volevo farla, visto che ci giocavano già mia mamma e mia sorella, e che per me volevo qualcosa di diverso.

Di unico.

Poi, centimetro dopo centimetro, sono arrivata al punto di essere così alta che ho dovuto provarla per forza, anche perché mamma non mi sopportava più, a lamentarmi dentro casa.

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Allora pallavolo fu.

E, soprattutto, spogliatoio fu, e quello si che è stato una rivelazione!

Avevo 12 anni e all’improvviso ho trovato un posto che mi piaceva più di qualsiasi altro posto del mondo. Più della mia camera, più della palestra di ginnastica, decisamente più della classe a scuola.

Lo spogliatoio.

Che è di tutte, ma che, sotto-sotto, non è proprio di nessuno.

Dove puoi provare ad atteggiarti diversa da quella che sei, ma prima o poi ti scoprono tutte.

Dove puoi parlare, spettegolare, giocare, incazzarti, e nessuna ti giudicherà mai, perché tanto ci è passata pure lei, e c’è un codice da rispettare!

Lì ho capito che mi piaceva.

Lì ho capito cosa mi motivava per davvero.

Lì ho capito che c’era qualcosa di davvero speciale nello sport di squadra e sempre lì ho capito che se volevo continuare a viverlo mi sarei dovuta impegnare tanto anche in campo.

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Così mi sono ritrovata a giocare a pallavolo sempre!

In ogni momento.

Notte e giorno, sera e mattino, inverno ed estate.

Giocavo in palestra e giocavo in giardino, con la nonna che ci malediva perché le nostre schiacciate distruggevano i suoi amatissimi fiori.

Con la rete o col filo del bucato.

Con la palla ufficiale gonfiata per bene o con un gomitolo di calzini sporchi.

Sempre e comunque.

Insieme o da sola.

Stanca o fresca come una rosa!

Sono diventata talmente brava che a 15 anni mi hanno chiesto di andare lontano, lontano fino a Roma, per giocare nel Volleyrò.

Non ero poi tanto sicura che fosse la cosa giusta da fare, e l’inizio, infatti, non è stato affatto dei più divertenti. Mi sentivo triste e mi sembravo tutto così complicato, tutto così distante.

Eppure è proprio in quelle prime difficoltà che ho scoperto “altro”, che ho scoperto qualcosa di ancor più profondo dello spogliatoio. Qualcosa che mi ha fatto pian piano perdere la testa anche per il gioco, per la competizione in sé.

Elena Pietrini

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Sentivo la mia famiglia tutti i santi giorni, e ogni benedetto weekend partivano in macchina per venire da me, da Livorno a Roma, andata e ritorno, tutte le settimane, solo per farmi sentire la loro presenza.

Si facevano in quattro per me, e io allora provavo a farmi in quattro per loro, tirando fuori qualcosa di speciale.

Finché nel sacrificio non ho trovato la bellezza di questo sport!

Certo, lo spogliatoio resta, la vita di gruppo non ha mai smesso di essere il motore di tante cose, ma in quel primo anno fuori casa ho capito che la pallavolo è bella proprio per come è fatta, proprio nel suo gioco.

Elena Pietrini

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Da allora tutto è stato più semplice, e sono arrivate le nazionali giovanili, la Serie A, la nazionale senior, il successo.

Non che abbia già trovato tutte le risposte, per carità!

A volte faccio ancora fatica a trovare gli equilibri più semplici, come capire cosa fare con il mio tempo libero o come smussare gli angoli più spigolosi del mio carattere.

Mi innervosisco ancora spesso e forse troppo velocemente.

Oppure capita che sbagli nello scegliere le parole di una risposta, e che la soluzione giusta mi venga in mente poco dopo, quando ormai è troppo tardi e ho combinato una frittata.

Però, in questo viaggio, qualcosa l’ho imparato, e non ho intenzione di dimenticarlo presto. Ho imparato che se qualcosa è nel tuo destino puoi anche provare ad ignorarlo con tutte le tue forze, ma prima o poi ti acchiappa.

E che puoi innamorarti in 5 minuti o in 5 anni, che non fa nessuna differenza!

Perché quando arriva, arriva.

E nel momento in cui ti si scioglie il cuore per qualcosa è tardi, non puoi più tornare indietro.

Elena Pietrini / Contributor

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