Giordana Sorrentino

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Se mi guardo allo specchio non mi giro più dall’altra parte.

Adesso.

Osservo le spalle, le braccia, gli addominali, e mi piaccio per quello sono.

Ma non è sempre stato così.

Anzi.

 

Volermi bene, e capirmi, è soltanto una scoperta recente, di cui ogni tanto dimentico ancora l’importanza. Pure oggi succede, qualche volta.

Succede che il peso sia un problema.

Succede che mi senta in colpa, oppure in difetto, e che provi a digiunare, per poi pentirmi e tornare a fare l’atleta come si deve. Come so che è giusto fare.

Giordana Sorrentino
Giordana Sorrentino

C’è un intero universo, dentro.

Dove vivono tutte le mie versioni passate.

E dove stanno crescendo quelle future.

Le sto allevando io, e me ne devo prendere cura.

Io, io e ancora io, pezzetti di me, fianco a fianco, coi guantoni e sullo stesso ring.

A volte prendendole, e a volte suonandole.

A volte vincendo e a volte perdendo.

Ma non è un problema.

Perché io sono cresciuta in strada.

E sono cresciuta presto.

Giù, coi piedi e il cuore sempre sull’asfalto bollente, a qualunque ora del giorno, nelle budella del paese, senza il cellulare in mano, correndo all’ombra delle case popolari.

Giordana Sorrentino

Io e mio fratello siamo nati a 17 mesi di distanza, ma è come se fossimo due gemelli, cresciuti in assoluta simbiosi. Più in fretta degli altri, magari, ma mai da soli.

Mai.

Quel che pensi tu, non ti serve nemmeno dirmelo, che già lo so.

Con il senso immediato e profondo della responsabilità, del suo significato più intimo.

Figlio e forse fratello insieme a noi, di molte cose diverse: un po’ del carattere, un po’ del caso e un po’ della necessità.

Ricordo quando è nata la mia sorellina, la terza di noi, e se mamma e papà facevano la notte, al lavoro, non serviva certo la baby sitter, perché me ne occupavo io.

Non c’era manco da dirlo.

Era affare mio. Come se fosse la sola soluzione possibile.

Come se non esistesse un’alternativa.

Semplicemente perché sono fatta così e loro sapevano di potersi fidare.

Anzi di doversi fidare di me.

Credo che questo senso di indipendenza, necessaria eppure tutta mia, personale, abbia influito prepotentemente in quel che sono diventata.

In ciò che cominciavo a diventare già allora.

Uno squarcio sul domani.

Giordana Sorrentino

Il pallone mi è sempre piaciuto, per esempio.

Ma mai e poi mai sarei riuscita a fare uno sport di gruppo.

Dipendere dagli altri non faceva e non fa per me.

allora oggi.

Allora ho iniziato con il pattinaggio a rotelle, prima che un infortunio mi impedisse di continuare, e quando mi sono ritrovata in casa, ad annoiarmi e prendere peso, ho deciso di provare a imitare mio fratello, che già tirava di boxe.

Avevo 14 anni ed ero una bambina molto timida.

Un po’ in carne, e del tutto incapace di sopportare le femmine della mia età.

Mai dato confidenza a nessuno.

Mi sembravano così diverse. Così sciocche.

Fino ad allora, io e mio fratello avevamo sempre usato gli stessi vestiti.

Ce li passavamo l’uno con l’altra: quel che era suo, era anche mio.

E viceversa.

Giordana Sorrentino

Ma quando il mio corpo ha iniziato a cambiare, improvvisamente, i jeans e le magliette di prima non mi stavano più bene addosso.

Facevo fatica ad accettare il fatto che stessi diventando donna, con tutte le curve che spuntano lungo il percorso.

Con il profilo che cambia.

Il metabolismo che rallenta.

Non ho iniziato pugilato per “fare la pugile”.

Era soltanto un modo per ricominciare a guardarmi allo specchio.

Per dimagrire.

Un modo per tornare ad essere la bambina che ero.

Quella che entrava nei pantaloni dell’anno precedente, o di quello prima ancora.

Quella che assomigliava ai suoi ricordi, e non al suo riflesso.

Giordana Sorrentino

Poi, sul quel ring, col tempo e col sudore, ho cominciato pian piano a sentirmi nuovamente a me stessa.

A sentirmi ancora al posto giusto.

In equilibrio con quello che sono.

Pur cambiando ogni volta.

Pur scordandomelo, di tanto in tanto.

Pur con tutte le sfide che ancora oggi devo affrontare, giorno per giorno.

Con i pensieri che, se dubito, tornano in superficie.

Ma lo sport, si sa, è una palestra grande e trova sempre il modo di stupirti.

Se hai voglia di ascoltarlo.

E quando parla con me, io sono tutta orecchi.

Forse è per questo che amo la boxe e mi ci sento a casa.

Forse è per questo che il mio pregio maggiore è tanto simile alla mia debolezza più grande. I pro e i contro di una leggerezza antica, che mi ricorda di mettere in prospettiva tutto, quando salgo sul ring.

Nessuna ansia da prestazione, nel bene e nel male.

Consapevole sempre che il match più duro è quello che si combatte all’interno e che nessuno può vedere davvero.

Ripenso a quella bimba cresciuta tra il sole la polvere, sporca soltanto del giorno passato per strada a fare le cose.
Farle, e non a guardarle, fatte da altri, sopra uno schermo.

E vorrei tanto sussurrarle all’orecchio, e dirle quel che sarà.

Perché sarà pugile, e sarà brava.

Sarà grande e sarà piccola insieme.

E anche se non potrà più vestire gli abiti di suo fratello, la verità è che non le serviranno neppure, perché sarà nuda davanti allo specchio. E lo specchio sarà lei.

Giordana Sorrentino / Contributor

Giordana Sorrentino