Caro Paolo tredicenne,
so che hai paura.
È normale.
Credimi, sarebbe strano non averne.
Io lo so che tu senti dentro di essere forte, imbattibile. So che ti senti invulnerabile.
Ma non è così. E di me dovresti fidarti. Conosco il desiderio che ti brucia dentro, quella voglia di emergere dai problemi da solo, ma non basta.
Da sola non basta mai.
So che gli attacchi sono pesanti, so che hanno una forza tale da bloccare i tuoi pensieri, oltre che il tuo corpo, e di tenerti sospeso e sconvolto mentre il mondo intorno a te continua ad andare avanti sereno.
So che ti risuonano in testa delle parole, sempre le stesse, e so che nella tua bocca si fa strada un insopportabile sapore aspro.
Me lo ricordo, e non credo lo dimenticherò mai.
So anche che quando succede tu corri a nasconderti.
Perchè non vuoi che qualcuno possa vederti così.
Impotente nel momento in cui quella scossa ti attraversa la testa.
Quando il sovraccarico elettrico ti manda in black out.
Dietro un muro o sotto il letto.
Dietro un albero o nell'armadio.
Io lo so che ti nascondi dagli occhi di chi ti vuole bene.
Ti senti come Leonida alle Termopili e, con la spada tra le mani, aspetti il dolore, che sai che sta arrivando, rintanato in un luogo piccolo, dove ci stai solo tu, o quasi.
© Olaf Pignataro
Eppure sarà quel "quasi", Paolo, a salvarti la vita.
Perché anche il soldato più coraggioso, anche lo spadaccino migliore del mondo, non è forte abbastanza da bastare a sè stesso.
Perché chiudere gli altri fuori dal recinto del tuo dolore significa renderlo assoluto.
Incomunicabile.
Fino al punto in cui si secca e diventa la sola cosa che credi di poter sentire.
Non permetterlo.
Prendi quella sofferenza che ora è tua, e tua soltanto, e raccoglila da terra, dove stai cercando di calpestarla, aprila e mostrala a chi ti vuole bene.
Daranno a quegli attacchi un nome spaventoso ma la fortuna è che tu non dovrai più affrontarli da solo.
Ti diranno che hai fatto appena in tempo, che hai deciso nell'ultimo attimo disponibile di parlarne perché quel problema è uno di quei problemi che fanno tremare le gambe anche ai grandi.
Per cui non ti arrabbiare con coloro che si sono imposti di aiutarti, anzi.
Cerca di far sapere loro che sono stati altruisti.
E coraggiosi.
© Olaf Pignataro
Vedere la tua famiglia al tuo fianco, nella battaglia, sarà un sollievo.
Se senti che stai portando tutto da solo un carico enorme sulla schiena sarà come vedere delle mani prenderlo dai lati ed aiutarti a sollevarlo.
Saranno le mani a te più care a farlo.
Quelle che ti accarezzano da sempre.
Quelle che tagliano le verdure e appoggiano i piatti in tavola quando si è tutti riuniti per mangiare.
Quelle che sfogliano le pagine degli album con le foto di famiglia.
Le mani che ti hanno insegnato dove vanno infilate le dita per allacciare bene le scarpe saranno le stesse identiche mani che solleveranno quel peso con te.
Fidati di loro.
Guarirai.
Ma non sarà finita lì, Paolo.
Il troppo aver combattuto ti farà sentire stanco, molto stanco.
Incapace di riprendere in mano i fili della normalità, quella fatta di passioni, di giochi, di persone nuove.
Passerà un'estate.
Sarà un'estate in cui ti sarà impossibile capire se è durata 2 settimane o 2 anni, ma tu non ti preoccupare, è normale.
Dai al tuo corpo il tempo di rigenerarsi.
Di respirare di nuovo.
Perchè quando riprenderà a farlo vedrai che la scintilla si riaccenderà improvvisamente, e sarà lo sport ad alimentare la fiammella.
Diventerà come un fiammifero che non si consuma mai.
È potenzialmente infinito, certo.
Persino ipnotico nel danzare delle sue lingue di colore blu e giallo.
Ma se lo lasci cadere si spegne comunque.
Se lo inclini troppo, da un lato o dall'altro, ti scotti.
È fragile come un'ossessione.
Ma puro come una caccia.
Con lo sport sei già bravo adesso ma, credimi, diventerai ancora più bravo.
Non pensare che non ci saranno degli scettici, perchè di quelli il paese abbonda sempre.
Ma in fin dei conti il critico critica, perchè altro non sa fare.
Tu lavora duro e toccherai il cielo con un dito.
Diventerai il campione del Mondo, e cioè il più bravo di tutti, quando già la tua età sarà matura, almeno per il tuo sport.
Almeno così diranno gli esperti.
O presunti tali.
Questo darà a quei giorni un sapore ancora più intenso.
Ti direi di tenere bene a mente le parole con le quali il tuo allenatore celebrerà quel successo: "non è ancora il momento di festeggiare!".
Te lo direi.
Ma non mi ascolteresti.
Penseresti che è la sua forma mentis, che è il suo ruolo ad imporgli di dirtelo.
Forse sarà la sua provenienza sovietica a fartelo sembrare così rigido anche in un momento di gioia.
© Augusto Bizzi
Tu però, dopo la vittoria sbaglierai qualcosa.
E vorrei darti una mano affinchè questo possa non accadere.
Non compiere l'errore di sentirti invincibile.
Non lo sei ora, e non lo sarai neppure quando nel ranking vicino al tuo nome vedrai il numero 1.
La vetta conquistata ti qualificherà automaticamente ai Giochi Olimpici.
Che sono una grande magia.
Una magia capace di riunire dentro lo stesso spazio i sogni degli adulti e quelli dei bambini.
E quel pass, strappato così presto, ti darà brevemente modo di goderti il momento.
Uno dei tuoi ricordi più dolci lo fabbricherai proprio in quei giorni sereni.
Forse troppo sereni.
Ci sarai tu, dentro, a Philadelphia, che corri come un disperato sulla scalinata più famosa della città per raggiungere la statua di Rocky Balboa che sta su in cima.
Ti sentirai grande.
(E avrai un grande amore anche per quel film, fidati! Ma non comprare le videocassette, che presto non le userà più nessuno)
Ma il successo, Paolo, è instabile.
È una bolla di sapone.
Lo puoi ammirare ma se provi a cavalcarlo, puff, esplode.
E sarà dura arrivare a quelle Olimpiadi diversamente da come ti saresti aspettato di farlo per colpa di un infortunio.
Non dare mai per scontato il recupero.
Il tuo corpo è capace di rigenerarsi e di rialzarsi.
Ma lo farà un numero di volte uguale alle volte in cui la tua testa vorrà farlo.
Non una di più.
Per cui non darlo mai per automatico, ma investici l'anima e la mente.
Il corpo seguirà.
Arriverai alle Olimpiadi di Rio ferito.
Ti porterai in pedana molti dubbi, che hai ammassato in fondo al letto durante i mesi di convalescenza, come si fa con le coperte quando d'estate fa troppo caldo.
Vorrei poterti dire: spogliatene.
Ma non so se ce la farai.
Tu provaci: lascia a casa le tue insicurezze e cerca di viverla come una gara normale.
Metti in valigia solo quello che sei.
E se non dovessi riuscirci, e se dovessi essere eliminato troppo presto, in quel caso lì non disperare.
C'è ancora molto davanti per te.
Molte cadute e risalite.
Ma soprattutto troverai l'amore.
Ti innamorerai di una donna minuta e bellissima.
È un'atleta, come te, ma non pensare mai che per questo lei sia in dovere di capire tutte le tue esigenze da atleta sempre.
E allora apprezza quando lo farà comunque, con la sua ferma dolcezza.
Quando lo farà prendendosi cura di quelle scorie che ti sei portato in borsa fino a dentro casa.
© Augusto Bizzi
La vedrai con la divisa da schermitrice e quando toglierà la maschera, sotto la quale si suda e si diventa paonazzi, tu resterai folgorato da lei.
La vedrai cavalcare, esile e nerboruta com'è, su bestie imponenti che saltano nervose tra gli ostacoli e ti invaghirai per la grazia della sua forza.
Pura ostinazione elegante.
Non vorrei svelarti tutto caro Paolo.
Che molto resti al tuo stupore, che sia per te affascinante sbagliare almeno quanto lo è scoprire.
Ma c'è un'ultima cosa che faresti bene a sapere fin da ora: tu occupi molti spazi.
Andartene dalla Sicilia, così come farà tua sorella, per inseguire i sogni svuoterà la casa dei tuoi genitori.
Riempiendola di silenzi.
Non te lo faranno mai pesare.
Mai davvero.
Ma questo non significa che non mancherai loro.
Non ti chiederanno mai di andarli a trovare, non perchè non vogliano, ma perché sanno che dirlo significherebbe trasformare un desiderio in un'esigenza.
E l'esigenza consuma e l'ultima cosa che vogliono è consumarti.
Loro non chiederanno, dunque.
Ma tu trova il tempo di prenotare un volo ogni tanto.
Senza preavviso è anche meglio.
Ps:
non so se dovrei scrivertelo, ma hai un difetto: sei orgoglioso, ed è bene tu lo sappia da subito.
Per cui ti dico di non sottovalutare lo studio, non farlo.
Prendi la laurea, obbligati a stare sui libri anche quando non ti va o ti sentirai incompleto e, credimi una volta ancora e poi basta, rosicherai molto per questo.
Che poi, per fortuna, non sarà così importante in fondo perchè tu, qualunque esperienza farai e qualunque cosa vedrai sulla tua strada ti sentirai sempre sui banchi di scuola, desideroso di imparare.
E questo è un bene.
Eccome se lo è figlio mio.
Un abbraccio, cerca di divertirti.
Paolo.