Rossella Fiamingo

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Io non abito nell'abito del monaco e per questo non voglio che mi venga cucito addosso dagli altri solo per la smania di giudicare. 

Le foto fatte quando sorrido.

O i sorrisi nelle foto.

Hanno pesi diversi ma entrambi fanno parte del racconto che di me mi piace fare online, sui social, dove la condivisione lascia ormai troppo spesso strada alla costruzione.

È come provare ad osservare qualcuno che suona il piano in una stanza vuota soltanto  attraverso il buco della serratura: quanto è vero ciò che vedo?

Quanto è grande ciò che ho davanti all'occhio rispetto alla stanza intera?

È lui a muovere le dita per davvero o c'è una cassa nascosta dentro al pianoforte?

Ho sempre amato il pianoforte, mia mamma è un'insegnante del conservatorio; è come se tra i tasti bianchi e neri ci fossi rimasta incastrata fin da bambina.

Qualcosa che si piazza a metà strada tra una passione ed un dovere: una passione nei giorni di sole ed un dovere in quelli di pioggia.

Ho le dita metereopatiche.

Rossella Fiamingo

La mia vita, almeno da quando me la ricordo io, è sempre stata scandita dall'alternarsi della scuola, della musica e della pedana, come in un infinito susseguirsi di libertà e fatica. 

Mezza farfalla e mezza formica.

Lo sforzo per un allenamento e quello per lo studio mi hanno sempre dato sensazioni diversissime tra loro eppure in qualche modo indivisibili: lo yin e lo yang, il dolce ed il salato.

Necessarie, bellissime e complementari ma, come accade per il sonno e per la veglia, non possono mai apparire insieme.

Di ritorno dalle gare, soprattutto quelle andate male, trovo conforto nel far ballare le mie dita sopra i tasti per ritrovare l'armonia delle mie corde personali, per ritrasformare il mio battito cardiaco impazzito in un preciso pentagramma lineare.

Ma funziona anche il contrario, quand'ero più giovane in particolar modo: dopo un giorno speso sui libri a studiare o a suonare, salire in pedana era la sola cosa capace di riconnettermi con il mio corpo, con il movimento: era liberare la mia maschera più intima da quella gabbia felice.

Una scossa d'energia nuova dentro ad un corpo che l'ha prosciugata tutta per studiare, in un ciclo costante.

Mi sono spesso sentita come una clessidra, piena di energia e non di sabbia, composta a metà da una cosa e a metà dall'altra.

Se un lato è pieno allora l'altro dev'essere vuoto e quando uno dei due imbuti è vuoto da troppo tempo allora va girato in fretta o la sabbia si secca e diventa pietra ed io non sarei più io.

Sfogo fisico e concentrazione in equilibrio permanente generato dalla mancanza assoluta di ciò che sta nel mezzo.


Poi però, crescendo, tutto cambia.

Cambia in maniera repentina pur essendo un processo graduale, perchè avviene un pezzetto alla volta ma tu te ne accorgi tutto di colpo.

Lo sport ti porta in alto, se sei fortunata e se lavori con la voglia giusta: lo sport ti può portare in alto. Quando questo succede però tu smetti di essere solo te stessa e diventi, oltre a quella, anche qualcuno di cui tutti vogliono un pezzetto, qualcuno che passeggia sotto ai riflettori, che sia notte o che sia giorno.

Che ti piaccia oppure no, che tu decida di cavalcarlo oppure no a tutti sembra interessare dei tuoi passi e, più di tutto, dei tuoi inciampi.

All'inizio ne soffrivo moltissimo.

Soffrivo ad ogni brutta parola scritta da ogni persona in ogni commento.

Ne soffrivo perchè, fondamentalmente, non ne capivo la ragione.

Quand'ero bambina io e guardavo i grandi del mio sport, mi ritrovavo ad ammirarli dopo le sconfitte, dopo le bruciature e le cadute almeno quanto facevo dopo le loro vittorie, forse anche di più. 

Non è forse bellissimo che il proprio mito sappia anche dimostrarsi umano?

Come sportiva io non ho mai saltato a piedi pari una montagna, ma mi sono costruita il mio sentiero passo dopo passo, per arrivare nei pressi della cima, eppure a molti pare interessare solo della possibile caduta.

Del tonfo che uno può fare cascando da quassù.

Ho smesso di interrogarmi sul perchè:, più persone raggiungi con ciò che fai è più è fisiologico che troverai alcuni pronti solo a giudicare.

A godere dei fallimenti.

Per questo a volte si finisce con il mostrare solo un lato di sè.

Un lato che esiste ovviamente: è vivo e vegeto, ma non è l'unico. 

Per questo a volte si decide di affidare ai social tutti i pensieri, mentre altre volte si decide di non raccontarsi perchè non è il luogo dove dare spiegazioni o giustificazioni.

Si è quasi costretti a cercare di mantenere un equilibrio tra ciò che è piacevole mostrare e condividere con il Mondo e ciò che invece va custodito con gelosia.

La gente finirà sempre con il chiacchierare delle scelte degli altri, e con l'indignarsi quando lo fanno con le proprie: sembra essere uno sport molto in voga in Italia.

Rossella Fiamingo

Ma io so dove è piazzato il mio baricentro e accetto di fare solo ciò che non lo sposta, solo ciò che mi permette di tenere saldi la mia pedana e la mia spada al centro di tutto, mentre intorno è il girotondo.

Che può essere giostra o può essere burrasca, dipende, ma io non mi sposto.

So di avere dei privilegi, come quando ho avuto modo di conoscere Valentino Rossi.

Al termine di una gara andata maluccio tra l'altro, e ho scoperto quanto lui sia disponibile e generoso, soprattutto in un contesto dove, magari, avere gente tra le scatole, non era il massimo per lui.

Il suo: -ti è piaciuta la gara?- mi ha dato la perfetta immagine di un uomo semplice e alla mano, pur essendo l'idolo di milioni di italiani.

Pur essendo uno che raramente si fa avvicinare fuori dal mondo delle corse.

Questo è solo uno degli esempi di ciò che ho avuto la fortuna di vedere e toccare con mano, ma il merito di questo va ad una cosa soltanto: alla scherma.

E di questo io non mi dimenticherò mai.

Rossella Fiamingo

Molto spesso all'atleta si chiede di mostrarsi.

Si chiede di condividersi un pezzetto alla volta: 

cosa mangi? 

dove vai in vacanza? 

che scarpe metti oggi?

Ma allo stesso tempo lo si aspetta al varco, con il dito pronto sulla tastiera per criticarlo, per rinfacciargli una brutta gara o invidiare alcuni dei privilegi che gli possono toccare in sorte.

Perchè si sa che lo sportivo è un eroe o un fesso a seconda di come tira il vento.

Un po' di equilibrio in più, in fondo, non guasterebbe affatto. Ci restituirebbe sportivi più umani, come una volta, desiderosi anche di condividere ciò che non è luccicante e sorridente.

Sembra ormai che per la gente sui social tutto sia bianco o tutto sia nero, senza possibili variazioni di colore. 

Divisa e maschera, dove da dentro i colori sono fusi alle emozioni.

Eppure nessuno come chi suona il piano potrà dirvi quanto il bello, in realtà, stia nei balletti di grigio che si generano dall'incrocio armonico dei tasti chiari e di quelli scuri. Perchè quello che conta è estrarre dal nero la giusta armonia che porta a melodiose consonanze.

Lo spettatore potrà non cogliere le sfumature che ricercano la perfezione, ma io dentro di me inseguo un sogno. Il mondo esterno non mi condiziona, il bene mi aiuta ed il male non turba il delizioso suono della mia vita.

Rossella Fiamingo / Contributor

Rossella Fiamingo